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Sui monti apuani della Versilia

Partiamo presto, l’escursione sarà lunga e intensa, sia per la difficoltà che per la storia di cui queste montagne portano il peso.


Cominciamo da subito a salire attraversando un bel castagneto. Il sentiero si fa gradevole, facciamo una piccola deviazione per andare alla scoperta dei ruderi di un insediamento montano abbandonato dal secondo dopoguerra, completamente immerso nella boscaglia con la sua umile piazzetta e una fonte.


Arriviamo all’inizio del sentiero che porta sul monte Lieto, comincia a piovere. Per arrivare alla vetta alcuni passaggi richiedono un’attenzione e un impegno maggiore rispetto al primo tratto di ascesa. La pioggia non facilita la marcia, ma non ci scoraggiamo e arriviamo in cima.

Percorriamo tutto il crinale del Lieto, la pioggia comincia a mollare la presa e arriviamo alla foce di Farnocchia da dove, da lì a poco, inizia la seconda salita impegnativa di oggi, quella verso il Monte Gabberi.


Saliamo fino a trovare i resti di un insediamento pastorale, un faggio secolare "vestito" d’autunno veglia sui ruderi.Qui ne approfittiamo per fare una bella foto, tutti insieme.



Arriviamo sulla cima del Gabberi e ci accoglie il sole. Dopo la mattinata decisamente umida è come una benedizione. Come lucertoline ci godiamo il calduccio. Le nuvole coprono la vista verso il mare e che ogni tanto, diradandosi, lasciano intravedere scorci di costa.


Rifocillati e riposati ci rimettiamo in cammino. L’escursione è ancora lunga, non piove ma in alcuni tratti di discesa, meno esposti al sole, il sentiero è ancora molto scivoloso! Alcuni passaggi richiedono ancora molta attenzione.


Dopo un tratto di bosco decisamente segnato dal forte vento della prima settimana di novembre, torniamo a un tratto di asfalto che ci porta a raggiungere il prossimo sentiero.



Arriviamo a Sant’Anna di Stazzema, teatro il 12 agosto del 1944 di uno degli eccidi più efferati della seconda guerra mondiale. Qui più di 500 persone, soprattutto donne, anziani e bambini persero la vita; nazisti e repubblichini italiani la propria dignità.


Saliamo all’ossario, monumento che ospita i poveri resti delle vittime. Ci inoltriamo di nuovo nel bosco fino a raggiungere un’antica mulattiera che porta alle cave di argento che dal medioevo furono sfruttate per l’estrazione di questo prezioso metallo.

Il sole è tramontato, mancano ancora una quarantina di minuti al rientro.

Muniti di frontali percorriamo il sentiero di ritorno che riporta alle auto.


Un'escursione davvero tosta: 17Km per qausi 1200 metri di dislivello. Bravissimi!


Ecco tutte le foto:



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