In questi difficili giorni emergono delle lucide riflessioni dalla comunità scientifica e da quella #ambientalista riguardo alla relazione tra il nostro modello di sviluppo #antropogenico e la diffusione delle #zoonosi (malattie che si diffondono dagli animali all'uomo) come il CoViD-19 (abbreviazione di Corona Virus Disease - 2019)
Voglio iniziare questo articolo partendo da quello che sta succedendo in queste ore.
Se da un lato la nostra comunità sta combattendo una dura battaglia contro il virus, auto-isolandoci e curandoci al meglio delle nostre possibilità, dall'altro il mondo naturale si sta riappropriando dei suoi spazi, percependo l'uomo meno minaccioso e meno presente.
Da tutta Italia arrivano testimonianze di avvistamenti di cinghiali, caprioli, daini in città o vicini alle abitazioni. Da Cagliari dove i delfini raggiungono il porto in assenza del via-vai dei traghetti.
Oppure da Venezia dove le acque dei suoi canali sono più limpide, tanto da rivedere i pesci per l'assenza del solito traffico di barche.
E' evidente quindi che il nostro stile di vita "moderno" influenzi quello naturale.
Queste testimonianze ne sono una piccola prova.
Ora allarghiamo lo sguardo.
Virus che mutano e attaccano la specie umana come "ultima scelta"
Nell'interessantissimo report di WWF Italia che invito vivamente a leggere ( Pandemie, l'effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi, a cura di Isabella Pratesi ) si cerca di analizzare le relazioni, in larga parte ancora poco note, tra distruzione di habitat naturali, riduzione della #biodiversità e l'aumento della nascita e della diffusione di nuove malattie legate a virus.
Virus che solitamente affliggono mammiferi e uccelli (nel caso specifico del CoViD-19) mutano improvvisamente, e attaccano come "ultima scelta" per la loro sopravvivenza, la specie umana.
Perchè? In estrema sintesi perchè abbiamo aggredito o peggio distrutto habitat naturali quali grotte, foreste, montagne, fiumi.. "costringendo" molte specie animali (se non si estinguono nel frattempo) a migrare verso i nostri habitat artificiali, portandosi con sé i virus che a loro volta entrano in contatto, prima con animali domestici o di allevamento e poi con l'uomo, mutandosi e adattandosi.
Mario Tozzi, primo ricercatore CNR e geologo-divulgatore televisivo conduttore dell'ottimo programma Rai Sapiens, ha recentemente rilasciato questa interessante dichiarazione:
"La "mensa" a questi nuovi microrganismi gliela abbiamo data noi, mostrando un comportamento assolutamente scorretto verso il mondo naturale.
Questi microrganismi vivono in natura in equilibrio ma noi questo equilibrio lo abbiamo mandato all'aria e quello che poi vogliamo è passarne immuni.
Questo modello di sviluppo, tra le altre cose, avrà come conseguenza quello di aumentare questo di tipo di situazioni. Pensiamoci ora perché il nostro vero antivirus è la conservazione della natura intatta e armonica"
Nel report del WWF inoltre, ci si esprime anche in questi termini:
“Se da una parte la distruzione di habitat e di biodiversità crea condizioni favorevoli alla diffusione delle malattie zoonotiche emergenti. Dall’altra la creazione di habitat artificiali o più semplicemente di ambienti poveri di natura e con alta densità umana possono ulteriormente facilitarla”
E proprio da questa ipotesi si sta cercando di mettere in relazione l'aumento della diffusione del contagio del virus ad aree già stressate da una maggiore presenza di inquinanti (Pm2,5) e quindi con soggetti dai polmoni già "provati" Vedi il link (con dati ancora scientificamente non provati ma che invitano allo studio)
Donatella Bianchi presidente del WWF Italia dichiara “La nostra analisi nasce con questo scopo: è fondamentale riuscire a proteggere gli ecosistemi naturali, conservare le aree incontaminate del pianeta, contrastare il consumo e il traffico di specie selvatiche, ricostruire gli equilibri degli ecosistemi danneggiati, arrestare i cambiamenti climatici”
Ne "I limiti della crescita" scrivono Donella e Dennis Meadows e Jorgen Randers:
"Le generazioni viventi a cavallo del XXI sec. sono chiamate non solo a riportare la loro impronta ecologica al di sotto dei limiti della terra, ma insieme a ristrutturare il proprio mondo, interno ed esterno." E ancora "Il passaggio dal mondo industriale allo stadio successivo della sua evoluzione non è una sciagura, ma una meravigliosa opportunità."
Il nostro modello economico basato su un intenso sfruttamento delle materie prime, a danno dell'ambiente, sta minacciando e alterando il fragile equilibrio naturale.
Siamo quindi di fronte a questa "meravigliosa opportunità" evolutiva per noi Sapiens?
Personalmente credo proprio di sì e dobbiamo essere in grado accogliere e ascoltare ciò che la natura sta cercando di comunicarci da più fronti, per non mettere a rischio la sopravvivenza della nostra specie.
Anche a costo di scelte e cambiamenti drastici.
Marco Orazzini - Guida Ambientale Escursionistica di AltreVie
Bibliografia:
WWF Italia, Pandemie, l'effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi, WWF Italia 2020
Donella e Dennis Meadows e Jorgen Randers, I limiti della crescita, Chelsea Green Publishing Company 2004
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